Dal catalogo della mostra Campioni in stoffa organizzata dal DocBi. Si ringrazia il DocBi – Centro Studi Biellesi
Lanificio Ermenegildo Zegna
Augusto Ferraris ci accoglie nella saletta attigua all’uffico disegnatori. Una vetrata ci separa dal grande spazio dove nascono le idee per le nuove collezioni.
Ovunque campioni di stoffa, capi appesi, sciarpe, cartelle colori, in un’allegra confusione illuminata dai finestroni che costituiscono un’intera parete dell’ufficio.
Quella che dovrebbe essere l’intervista diventa da subito un lungo racconto, perché Augusto, quando parla di tessuti, è un fiume in piena. Dalle sue parole traspaiono la passione, il talento, l’esperienza e l’orgoglio di fare parte di una grande azienda.
Ed ecco che, dalla classica domanda iniziale sui suoi esordi come disegnatore, nasce una storia che ci conduce attraverso tutti i concetti che costituiscono la filosofia aziendale di Zegna. Scopriamo quali sono.
«Sono nato in una famiglia di industriali biellesi. Mio padre, titolare di una tintoria e finissaggio, aveva una vera passione per i tessuti e soprattutto per la rifinitura. Noi quattro figli siamo cresciuti tra i folloni e l’amore per la stoffa sicuramente è nato da lì. A me però i tessuti sarebbe piaciuto inventarli e quindi colsi al volo l’offerta di uno stage di sei mesi nell’azienda di un cliente di mio padre. Durante lo stage, diventato poi un contratto vero e proprio, ho iniziato a capire cosa voleva dire fare il disegnatore.
Dopo due anni e mezzo mi chiamarono da Zegna e iniziai come aiuto disegnatore nel 1985. Quattro anni dopo, nel 1989, il Presidente Aldo Zegna mi offrì di diventare primo disegnatore: avevo 28 anni e tutti gli altri disegnatori erano più giovani di me; l’età media dell’ufficio era sui 24-25 anni, un ambiente giovane, dinamico e spensierato ma fortemente creativo e proiettato verso il futuro. Zegna aveva puntato sui giovani e soprattutto sul loro coraggio.
La struttura delle collezioni ha inziato a diversificarsi ed ampliarsi nel 2000 con l’acquisizione di Agnona, che ci ha permesso di affacciarci sull’universo femminile e poi ancora nel 2009 con la tessitura di Novara, un’azienda di grande tradizione specializzata nella seta che ci ha fatto ampliare le collezioni di accessori.
Oggi io sono il responsabile di sei collezioni e il mio compito principale è quello di coordinarle. Forse proprio qui sta la maggiore difficoltà del mio lavoro: “cambiare cappello” quando si parla di uomo, donna, o tessuti tecnologici per il tempo libero o lo sport e mantenere il “cappello Zegna” per tutti questi prodotti, cioè riuscire a dare la percezione dell’immagine Zegna in tutte le collezioni.
A questo proposito la nostra fonte di ispirazione massima è l’archivio, che contiene tutti i tessuti storici dal 1910; inoltre, il signor Ermenegildo, che dormiva 3, 4 ore per notte, annotava e scriveva tutto, tutte le prove di tessitura che faceva, i tentativi in finissaggio per trovare la mano giusta, insomma tutto; anche i suoi libri di appunti sono perciò una fonte di ispirazione inesauribile.
In occasione del centenario dell’azienda, l’anno scorso, siamo andati a cercare il tessuto n. 1 dell’archivio. Era un tessuto rigato, in lana, dall’aspetto follato e pesava 550 gr/mt, nonostante appartenesse ad una collezione estiva. Abbiamo riproposto lo stesso disegno ma realizzato con lane fini australiane per un peso di 280 gr/mt e l’abbiamo chiamato “tessuto n. 1”.
In una sola variante, nei nostri negozi ne abbiamo venduti 175.000 metri, ed è destinato a diventare un tessuto icona per l’azienda. Tra l’altro Zegna non punta tanto ad avere per ogni collezione dei best seller quanto a portarsi dietro nel tempo dei long seller, appunto i tessuti icona, che rappresentano un po’ i codici stilistici dell’azienda, come ad esempio il velluto del 1990 in cotone e cachemire, che ancora oggi vende migliaia di metri, o l’high performance, un tessuto fatto con filati ad alta torsione per dare una mano particolarmente fresca. Poi naturalmente, anche i long seller vengono stravolti da una disegnatura nuova a ogni stagione. Quella che rimane invariata è l’essenza e la qualità del tessuto.
A proposito di qualità vi devo raccontare il discorso dei “trofei”: a partire dagli anni Sessanta, per sensibilizzare gli allevatori sulla ricerca dell’eccellenza dei velli di lana, Zegna istituì un premio per i migliori allevatori. La migliore qualità si basava non solo sul concetto di finezza e lunghezza della fibra, ma anche sulla lucentezza, la tenacità e tutte le altre caratteristiche peculiari della fibra di lana. Il trofeo, partito con la lana, si è esteso poi al mohair e infine al cachemire. Nel 2008 il “Vellus aureum” cioè il vello di lana più fine del mondo è stato premiato con un corno d’oro del peso di 5 kg. Direi che in questo senso, ma solo in questo, il lanificio è rimasto fermo alle idee del suo fondatore: offrire prodotti che altri non hanno e un livello eccellente di qualità e servizio. Dicevo solo in questo senso perché invece, per quanto riguarda la ricerca, siamo convinti che il nostro compito oggi sia quello di inventare i tessuti degli anni futuri.
Il primo tessuto tecnico in 100% lana con il concetto di antimacchia che non modificasse assolutamente la mano è del 2003. Poi, pensando al sole, nel 2009 abbiamo inventato il cool effect, un tessuto 100% lana da 200/220 gr/mt che, a parità di colore dell’abito, garantisce una percezione di 10° in meno sulla pelle.
Questo tipo di risultati lo abbiamo ottenuto perché abbiamo investito su una persona che fa esclusivamente ricerca e tiene i contatti con importanti aziende di ricerca scientifica.
Insomma, oggi pensare una collezione significa immaginarla nella sua globalità.
Certo occorre usare gli archivi, ma per interpretarli; chiederci sempre “a chi vogliamo dare questo tessuto? cosa deve essere?” Anticipare i desideri del consumatore, mostrargli dei concetti nuovi, dei vestiti che ancora non ha nell’armadio.
Rispetto al passato, oggi presentiamo quasi tutta la collezione sotto forma di capi confezionati perché questo ci dà maggiore visibilità ma ci permette anche di far apprezzare tutti gli aspetti di un bell’abito: il colore, che è la prima cosa che ci attrae, ma poi la mano, l’aspetto nel suo insieme, insomma tutta una serie di elementi che incidono sulla scelta. Senza contare che molti trattamenti oggi sono fatti sui capi finiti e solo in questo modo conferiscono all’abito quell’aspetto “vissuto” molto ricercato soprattutto dal consumatore giovane.
Infine la strada e l’arte sono le altre fonti di ispirazione: insieme agli archivi, che rappresentano la storia, e alla ricerca che rappresenta il futuro, la strada, cioè il presente, e l’arte che è immortale sono i punti cardinali che usiamo per inventarci continuamente un modo nuovo di fare il nostro mestiere e accompagnare i modi nuovi di essere e di girare il mondo dell’uomo Zegna».