“E’ la più antica e completa ed una delle meglio ordinate tra le Scuole Professionali d’Italia” Guida del Biellese 1915-16
Nel 1838 alcuni cittadini biellesi chiesero al re Carlo Alberto l’approvazione di fondare una società avente lo scopo di “provvedere per gradi al fomento delle arti, dell’agricoltura, chiamando la scienza in suo aiuto e valendosi di tutti quei mezzi che la protezione del governo ed il concorso dei privati le concederanno di impiegare”. Il 3 gennaio 1839 nella cappella del collegio di San Francesco venne inaugurata la “Società Biellese per l’avanzamento delle arti, dei mestieri e dell’agricoltura” con un discorso del presidente e vescovo di Biella Giovanni Pietro Losana, che mantenne l’incarico fino alla morte; la sede della società venne collocata in un locale presso San Sebastiano, mentre le assemblee generali venivano effettuate nella cappella del collegio di San Francesco.
Gli obiettivi della Società non erano in linea con quelli delle altre accademie italiane, legate all’apprendimento dei classici, a discussioni sulla storia e sulla filosofia o sulla bellezza delle arti. Le materie insegnate nella scuola inizialmente erano quelle utili a muratori, contadini o apprendisti operai come meccanica, disegno di ornato, aritmetica, geometria, taglio delle pietre; solo più tardi si sarebbero aggiunte prima la lingua italiana, poco conosciuta, e calligrafia, poi l’agronomia, l’edilizia e le arti tessili. Gli studenti rimanevano a Biella durante l’inverno per portare avanti gli studi, mentre emigravano all’inizio della primavera per lavorare come selciatori, riquadratori e muratori; primo direttore della nuova scuola fu l’ingegnere Severino Grattoni che qui insegnò tra il 1838 e il 1842 come ricorda una epigrafe conservata presso l’Istituto Tecnico Industriale di Biella.
Losana chiamò illustri personaggi all’interno della Società: Amedeo Avogrado di Quaregna, professore di fisica, nominato vicepresidente; Bernardino Drovetti, generale napoleonico, egittologo ed archeologo, al quale si deve la donazione che porterà alla nascita del Museo egizio di Torino; Carlo Bernardo Mosca, maestro di architettura, ingegneria e urbanistica; il marchese Carlo Ferrero della Marmora.
La Società Biellese per le arti, i mestieri e l’agricoltura portò alla fondazione delle scuole tecniche “superiori” di Biella nel 1838 e delle scuole agricole nel podere sperimentale del castello del Torrione di Sandigliano nel 1841. Dall’esperienza didattica delle scuole tecniche nacque nel 1869 il Regio Istituto Tecnico Industriale “Quintino Sella” di Biella. Il 27 ottobre 1869 con la firma dell’allora ministro di Agricoltura, Industria e Commercio, commendatore Minghetti, venne ufficialmente decretata la nascita della scuola professionale presso la Società. Agli insegnamenti elementari di aritmetica, geometria e disegno, ecc. con cui la Società aveva mirato all’istruzione degli operai, alla loro cultura generale scientifica, vennero aggiunti corsi speciali teorico-pratici per quattro diverse categorie di futuri dirigenti ed artigiani. A vantaggio degli operai vennero istruiti corsi serali elementari, corrispondenti a quelli della Società.
Intervenivano economicamente a favore della scuola il governo “che ha assunto i 2/5 della spesa“, la Provincia di Novara, la Camera di commercio di Torino e il comune di Biella, con contributi per costruire laboratori di chimica, di tessitura, di plastica e intaglio, di meccanica e anche per adattare locali e per l’acquisto di mobili scolastici, di modelli, di disegni e di quanto fosse indispensabile.
Erano attivati quattro corsi di specializzazione dopo il primo anno comune: meccanica, costruzioni, tessile e intaglio. Gli allievi della sezione Tessitura e tintoria studiavano elementi di cinematica, tessitura, tecnologia tessile, chimica generale ed applicata, arte tintoria, disegno tecnico ed ornamentale con applicazione ai tessuti. Oltre ai macchinari utili ai laboratori vi erano a disposizione degli allievi “collezioni di modelli, di disegni, di prodotti varii ed una biblioteca tecnica“.
Da questa struttura prese vita l’Istituto Tecnico Industriale, conosciuto oggi come ITI; inaugurato il 27 dicembre 1870 porterà, secondo l’ingegnere Bernardo Mosca, ad un celere progresso scientifico e quindi pratico delle arti agricole e industriali. Losana era convinto che la nuova istituzione scolastica avrebbe mantenuto lo stesso carattere, senza modificare la “missione d’amore e di beneficenza, che da più di trent’anni si assunse e con ammirabile costanza sostiene”; il presidente Losana e il direttore Riccardi non avrebbero mai perso il diritto di intervenire alle sedute dei consigli scolastici delle future scuole professionali, potevano fare delle proposte ma non avrebbero mai avuto il diritto di voto. Il vescovo non riuscì a vedere la stretta analogia degli insegnamenti e dei principi che intercorreva tra le scuole tecniche della Società e l’Istituto Tecnico poiché la morte lo colse nel 1873.
Nel 1908 il consiglio comunale incaricò una commissione di “studiare i mezzi più opportuni per rendere la Scuola Professionale alla a rispondere alle richieste sempre crescenti dell’industria biellese“. Il problema più grande che la commissione evidenziò fu l’inadeguatezza dei locali, troppo angusti per per accogliere i macchinari e troppo bui per consentire lo studio del disegno. Si lamentava, inoltre la scarsità del materiale didattico e da laboratorio , per porre rimedio a tutto ciò, si invitava la Scuola a non fare economia sul materiale, poiché tale spesa è la più intelligente possibile destinazione dei capitali. Felice Piacenza richiedeva di insistere “sulla necessità di un maggiore e più razionale sviluppo dell’insegnamento dell’arte dei tessuti tenendo particolarmente conto delle esigenze speciali dell’Industria Laniera“. Tale preoccupazione si fece per lui sempre più urgente tanto da spingerlo, nel 1911, a fondare il Lanificio-Scuola adiacente e annesso al Regio Istituto Tecnico Industriale.
Il trasferimento dell’ITI “Quintino Sella” nell’attuale sede di via Rosselli avvenne nel 1936, quando il cavalier Romolo Buratti, consigliere d’amministrazione dell’istituto, e il commendator ingegner Ramiro Morucci rilevarono in consegna la nuova sede della scuola costruita dall’amministrazione comunale su un lotto di diecimila metri quadrati su progetto dell’ing. Cornelio Grossi, all’epoca direttore dell’Ufficio Tecnico Comunale.