
La visita di Benito Mussolini nel Biellese avvenne in occasione dell’inaugurazione della linea ferroviaria Biella – Novara, giovedì 18 maggio 1939. Un lungo itinerario iniziato a Trivero con la visita al Centro Assistenziale e Dopolavoro Zegna e ad alcuni reparti del Lanificio, proseguito lungo la Valle di Mosso per giungere a Cossato, dove il duce salì sulla littorina che lo portò alla stazione di Biella. Questo il percorso cittadino descritto dal periodico fascista “Il Popolo Biellese” uscito con un numero speciale proprio il giorno della visita: “L’ordine del percorso. Dopo l’inaugurazione della Biella-Novara, il Duce per via Torino, si recherà ad inaugurare la sede dell’Unione Fascista degli Industriali e quindi farà visita agli stabilimenti Rivetti, ai quali accederà da via Tripoli. Procedendo poi per via Vittorio Emanuele e via Lamarmora, piazza Vittorio Veneto e viale Regina Margherita, si porterà al nuovo Ospedale. Attraverso le vie XX Settembre, Umberto, e Littorio, il Duce si porterà alla Casa del Fascio ed inaugurerà la Torre Littoria. Per via Pietro Micca e corso Quintino Sella, raggiungerà la Chiesa di S. Sebastiano per rendere omaggio alla tomba dei Lamarmora. Inaugurato quindi l’Istituto Industriale Quintino Sella, per via Macallè, il Duce raggiungerà il piazzale della Rotonda e vi inaugurerà l’edificio del Gruppo Michele Bianchi”.
Lunedì 22 maggio lo stesso periodico, in una cronaca dettagliata delle diverse tappe della visita scrive: “Al Lanificio Rivetti di Biella. Uno dei massimi esponenti dei grandiosi stabilimenti presenta al Duce 75 operai che lavorano nella ditta da oltre 30 anni. Ad essi, per festeggiare la grandiosa giornata, l’Azienda ha disposto, dice il principale, di elargire 500 lire ad ognuno. Il Duce, approvando, a sua volta dice: «e 500 lire le aggiungo io». Pensate cosa sarà passato nel cuore di quegli anziani lavoratori in quell’attimo, per il munifico ed umano gesto del Duce? Di questi lavoratori, i quali sono rimasti per tanti lustri fedeli ad uno dei più antichi nostri stabilimenti e che è, non solo per la sua grandiosità materiale, onore e vanto per tutta l’industria biellese?”. Si tratta dei “Fedelissimi del lavoro”, ritratti in una immagine dello studio fotografico Rossetti corredata di un manifesto in scrittura gotica, sottoscritto da Mussolini, dei nominativi dei dipendenti insigniti del titolo suddivisi per mansioni, con l’indicazione dell’anno di ingresso in azienda.
Primina Baraldo, addetta alla pinzatura allo stabilimento di Biella, ricorda così quel giorno: “…Allora doveva venire il duce, se non andavamo non ci pagavano la giornata, io avevo bisogno della giornata, sì che me ne fregava… Nel cortile dello stabilimento, c’era le transenne, eravamo tutte lì… Ha visitato la fabbrica e poi l’ha fatto conte [Oreste Rivetti, ndr] e poi tutte le forniture dei soldati. L’abbiamo aspettato per ore e quando passava dovevamo sventolare le bandierine, io la bandierina non l’avevo, non sapevo neanche più dove era andata a finire…”.
(leggi tutta l’intervista a Primina Baraldo).
“Il Biellese” pubblicò il 19 maggio un esaustivo resoconto della visita di Mussolini nel territorio biellese, corredata di molte immagini di Corradino Toso, con ogni probabilità fotografo ufficiale e autore anche degli scatti ai Lanifici Rivetti. Ben 4.000 operai lo attendevano nel grande cortile di accesso da via Tripoli, imbandierato; mentre i dirigenti gli mostravano una cartina dei quarantaquattro paesi nei quali l’azienda aveva esportato l’anno precedente 2.500.000 metri di tessuto e i risultati autarchici raggiunti, rappresentati anche dalle filatrici dello stabilimento di Vigliano vestite da pastorelle con un gregge di pecore merinos.
(leggi “Il Biellese” 19 maggio 1939)
L’evento inquadra significativamente l’azienda Rivetti nel contesto della Seconda Guerra Mondiale: il Lanificio infatti, già stabilimento ausiliario nella grande guerra, si aggiudicò la produzione dei tessuti militari fin dal 1935 con le campagne militari africane, per proseguire anche durante il periodo bellico.
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