La "Strada della lana"
- Monumenti e itinerari di archeologia industriale nel Biellese
- La “Strada della lana”
- Il progetto
- Dai monti al piano
- Dall’artigianato all’industria
- I percorsi del lavoro
- Le meccaniche di Pietro Sella
- La forza motrice
- La fabbrica e le sue architetture
- Venti secoli di un paesaggio laniero
- Terra di telai
- Da filatori e tessitori a operai
- Da mercanti a industriali
- Il percorso
Alla figura dell’artigiano dedito alla lavorazione della lana, che filava e tesseva per l’autoconsumo e un limitato smercio locale, si affiancò nelle vallate biellesi – fra Sei e Settecento – la figura del “mercante-imprenditore”. Forte di un patrimonio di terre e di capi di bestiame che gli garantiva una certa ricchezza addizionale, il “mercante-imprenditore” acquistava lane grezze sulle piazze di Borgosesia o del più lontano Bergamasco e le affidava alla trasformazione degli artigiani, per poi rilevare le pezze lavorate, farle rifinire tramite la follatura – unica operazione del ciclo laniero a essere già allora meccanizzata – e smerciarle infine sui ricchi mercati urbani. Talvolta, assumendo le vesti del “fabbricante”, i mercanti-imprenditori accentrarono alcune fasi del ciclo produttivo laniero – cernita e lavaggio delle lane, ordito, tintura e finissaggio – in laboratori predisposti all’interno delle proprie abitazioni, trasformate così in vere case-opificio.
La svolta dal sistema manifatturiero al sistema industriale si avviò nel 1817 per iniziativa di Pietro Sella. Superate rivalità e diffidenze, altri manifatturieri biellesi – ad esempio i Piacenza, gli Ambrosetti e i Vercellone, da generazioni impegnati nella produzione e nel commercio delle stoffe – imboccarono ben presto la stessa strada, raccogliendo la sfida dell’innovazione tecnologica e della riorganizzazione produttiva. Una mentalità aperta, un interesse non solo per l’impresa laniera ma anche per altre forme di investimento, fecero di alcuni membri di queste famiglie, oltre che industriali affermati, l’ossatura della classe dirigente biellese, con figure di primo piano nella politica nazionale, nelle scienze e nelle arti. Accanto all’“aristocrazia laniera” di provenienza manifat- turiera emersero, nella seconda metà dell’Ottocento, imprenditori come i Rivetti, i Botto, i Bertotto e molti altri che, veri pionieri, partiti come semplici operai nelle prime fabbriche dell’epoca, grazie ad una dedizione costante al lavoro e continui risparmi costruirono, nel giro di qualche decennio, veri e propri imperi industriali. Scrisse di loro il sindacalista biellese Rinaldo Rigola, cogliendo i tratti essenziali del “carattere” di questi uomini, così come le ragioni – e il prezzo – del loro successo: “I creatori d’industria sono individui che tengono del padrone e dell’operaio, lavorano di giorno e di notte, nei dì feriali e quelli festivi, lavorano bestialmente. Agisce in essi la molla del tornaconto individuale, fors’anco obbediscono ad un bisogno del loro temperamento, ma non lo sanno, e, comunque, non lo dicono”. (M.L.B.)