Per questa sezione si ringrazia il DocBi – Centro Studi Biellesi per le notizie e il materiale fotografico.
Artigianato, protoindustria e industria hanno avuto e hanno ragion d’essere, nel comparto laniero come in molti altri, anche nella ideazione e nella disponibilità d’uso di strumenti dapprima semplici e poi di macchine via via più complesse nella tecnologia e nelle funzioni. Il tessile è meccano-tessile da sempre, anche se questo aspetto è spesso poco in luce.
La meccanizzazione delle lavorazioni tessili è antica. Se i telai manuali utilizzati nelle abitazioni dei biellesi medievali sono più correttamente da intendere come utensili che come macchine, i batanderii o le gualchiere , ovvero i folloni, attivi lungo i torrenti (a volte collocati negli stabili adibiti a mulini, ma spesso operanti in edifici indipendenti), erano macchinari veri e propri.
Mossi dalla forza dell’acqua derivata dal Cervo, dall’Elvo, dallo Strona, del Ponzone, del Sessera e quasi da ogni ruscello della zona, quei meccanismi di legno, senza dubbio costruiti in loco, sono la traccia più longeva del meccano-tessile biellese.
Il Biellese, come accaduto altrove, diventa terra d’industria con l’avvento delle macchine.
La capacità e il coraggio degli imprenditori tessili dell’Ottocento si manifestano anche e soprattutto, specialmente nell’epoca dei pionieri, con gli investimenti nel settore meccano-tessile. Nuove mentalità e (nuove) macchine hanno cambiato il mondo: è la rivoluzione industriale. Il cambiamento ha rivoluzionato anche il Biellese: l’introduzione delle macchine e la concentrazione delle maestranze addette sono causa ed effetto della nascita delle fabbriche e del sistema di fabbrica.
L’evoluzione industriale biellese è, più che altro, una “rivoluzione meccano-tessile”. Il ritardo rispetto ad altre realtà continentali meccanizzate ormai da mezzo secolo fu colmato, non senza resistenze da parte dei lanaioli biellesi colleghi che si vedevano minacciati da una concorrenza sleale, dall’iniziativa personale e solitaria di Pietro Sella.
Nel 1817, Pietro Sella (1784-1827), gerente insieme ai fratelli della ditta Sella di Valle Superiore Mosso e intraprendente conoscitore del mercato tessile nazionale ed europeo, acquistò a Seraing presso Liegi (Belgio) alcuni macchinari fabbricati dai britannici fratelli Cockerill. Gli albori del meccano-tessile biellese riguardarono la preparazione, la filatura e una parte del finissaggio. Il “finissaggio bagnato” rimase a lungo quello di antica modalità, ossia quella dei folloni a maglio, mentre orditura e tessitura mantennero la dimensione di lavorazione domestica ancora per alcuni decenni. Le macchine che Pietro Sella si procurò erano otto e servivano nello specifico a battere, pelucciare, drossare e cardare la lana, poi a filarla in grosso e in fino e quindi a guernire e cimare i panni.
L’industrializzazione del comparto laniero, dopo i contrasti iniziali, registra un rapido sviluppo, ma tessile e meccano-tessile hanno, nel Biellese, tempi di sviluppo differenti. La produzione locale di macchinario non si afferma subito e, salvo casi isolati, gli opifici biellesi dipenderanno a lungo dall’importazione dall’estero di meccanismi e competenze tecniche. Nel 1825 era attiva a Biella l’officina Delorme e Maurin, che potrebbe essere considerata la prima azienda di settore documentata in zona, ma si tratta di un’iniziativa evidentemente straniera.
Reperire, manutenere e riparare le macchine di fabbricazione estera che si andavano concentrando nei lanifici del Biellese comportava difficoltà logistiche e spese gravose. E, spesso, anche gli ordini di macchinari nuovi subivano ritardi dannosi agli imprenditori. Questa situazione, però, invece di stimolare immediatamente la nascita di officine specializzate a Biella o nelle valli, spinse gli industriali a far fronte da soli alle proprie necessità. In occasione della Mostra di Torino del 1838, alcuni lanieri biellesi esposero macchine costruite nei loro stessi lanifici.
Questa tendenza si mantenne viva anche nei decenni successivi. Nel 1850 i fratelli Galoppo di Valle Mosso si improvvisano costruttori per ampliare il proprio lanificio e, ancora prima, Giovanni Cartotto aveva costruito dei “mule jenny” (filatoi meccanici) in legno per il suo opificio della valle di Mosso. Lo stesso Cartotto nel 1855 avviò un’officina di riparazioni, ampliata nel 1870 sotto la gestione di Felice Cartotto.
Mentre il meccano-tessile biellese stentava ad avviarsi, le case costruttrici straniere cominciarono a strutturare in città e sul territorio una rete di rappresentanti che si mantenne e si rafforzò lungo il resto del XIX secolo e oltre. Alcuni esempi sono singolari: Graziano Cappellaro, noto come fotografo col socio Giuseppe Masserano, negli anni ’40 dell’Ottocento era l’agente locale per la ditta Antonio Fetu & De Liege di Liegi, produttrice di carde, mentre qualche lustro dopo Carlo Trossi, poi fondatore della Pettinatura Italiana di Vigliano, si occupava di vendere macchinari per conto della J. Longtain di Verviers.
Il meccano-tessile sviluppatosi spontaneamente nelle fabbriche aveva origine, oltre che dalla necessità di riparare o di modificare le macchine in uso, anche da un principio che caratterizzava le prime esperienze di lavorazione industriale della lana: chi utilizzava determinati macchinari doveva conoscerne il funzionamento e saperli aggiustare alla bisogna. E’ molto probabile che alcuni dei pionieri della meccanica tessile biellese siano stati dapprima o contemporaneamente dei tecnici tessili.
Ecco una breve lista proposta in ordine cronologico riferita alle ditte biellesi attive già nel XIX secolo con qualche nota sulle rispettive specialità e con la data di fondazione ove è stato possibile attestarla:
Delorme e Maurin 1830 (Biella).
Giachino G.G. 1840 (Coggiola), fabbrica macchine in acciaio inossidabile per tintoria e candeggio, e autoclavi per vaporizzare.
Rolando Oreste 1850 (Biella- Chiavazza), dapprima fabbro lattoniere poi, qualche anno più tardi (1877), inizia a riparare macchinari tessili e dopo a costruire sfilacciatici e battitoi con l’aiuto dei figli.
Gabriele Grosso 1852 (Sordevolo).
Cartotto Giovanni & Figli 1853 (Vallemosso).
Canepa Francesco 1855 (Biella), inizia con le riparazioni e la costruzione di trasmissioni e di alcune semplici macchine tessili. Nel 1865, l’officina si dota di una fonderia di ghisa e comincia a costruire carde e telai.
Scheuber Melchiorre 1863 (Biella-Chiavazza). Melchiorre Scheuber è un meccanico di origini svizzere che arriva nel Biellese per impiantare un’officina per la costruzione di assortimenti di carderia.
Grosso Filippo 1866 (Biella).
F.lli Squindo 1867 poi Giuseppe Squindo 1870 (Biella).
Fonderia Girelli & C. 1870 (Biella-Vernato), munita di torneria.
Colongo Giovanni 1877 (Cossato, poi Torino nel 1924), specializzato nella riparazione di macchine tessili e, in seguito, in pezzi di ricambio per telai. Dal 1914 inizia a costruire telai e, nel 1924, i fratelli Mario e Celso rilevano l’officina Bubose di Torino dove realizzano diversi tipi di telai. Nel 1938 chiude l’officina di Cossato, sei anni più tardi quella di Torino.
Tamagno & Musso 1891 (Biella), poi Tamagno, Musso & G. Squindo dal 1894.
Rubino e Hüni 1888 (Vigliano Biellese), produce guarnizioni per carde. Sciolta nel 1906 “rinasce” come S.A. Manifattura Italiana di Scardassi (Vigliano Biellese poi Biella-Vernato).
Zonco Federico e Figli 1899 (Pray), officina specializzata nella costruzione di folloni e di macchina per lavaggio.
Dopo gli inizi incerti e la costituzione delle prime aziende specializzate affermatesi nei primi due decenni successivi all’unificazione nazionale, tra la fine dell’Ottocento e la Seconda Guerra Mondiale, il meccano-tessile biellese si sviluppa ulteriormente sia dal punto di vista numerico delle ditte attive (che significa anche diffusione sul territorio e ricaduta occupazionale) sia per quanto riguarda la differenziazione produttiva. Per alcune tipologie di macchinari, per esempio i telai, i costruttori esteri rappresentavano sempre l’opzione privilegiata basata su rapporti fiduciari consolidatisi fin dall’inizio dell’avventura industriale laniera del Biellese, ma accanto ai nomi stranieri classici della meccanica applicata al tessile, nelle riviste di settore come nelle fatture dei fornitori dei lanifici biellesi si incontrano sempre di più le ragioni sociali di piccole o grandi officine locali.
Annunci economici, inserzioni pubblicitarie, “recensioni” e commenti tecnici sui macchinari in produzione e sul mercato occupano spazi importanti sul “Bollettino della Laniera”, l’organo della Associazione Italiana dell’Industria Laniera, e su altre pubblicazioni dedicate. Fregi tipografici sulle carte intestate, immagini fotografiche nella réclame e cataloghi di pregio documentano un comparto ancora in espansione, sempre più consapevole della propria rilevanza tecnica e commerciale, sempre più in grado di poter competere a ogni livello con l’agguerrita e più radicata concorrenza continentale. Dagli anni ’90 dell’Ottocento a Biella si stampa il mensile Il Macchinario. Rivista Tecnico-Industriale: non è solo un bollettino di compravendite d’occasione, è la testimonianza della vivacità del comparto meccano-tessile che nel Biellese era preminente.
Nel Novecento il comparto meccano-tessile biellese ha registrato un notevole sviluppo sia dal punto di vista qualitativo (progresso tecnologico e differenziazione dell’offerta) sia quantitativo (numero di aziende in attività e di addetti impiegati). Ecco un elenco, molto incompleto, dove le officine meccanico compaiono in ordine cronologico con qualche nota sulle rispettive specialità e alcune informazioni di carattere storico.
Officine di Netro 1906 (Netro), si tratta dell’evoluzione dell’ottocentesca G. B. Rubino
Fonderia della Maddalena 1907, poi F.O.R. Fonderie Officine Riunite dal 1928 (Biella), la Fonderia della Maddalena è costituita da un gruppo di operai poi rilevata da Angelo Graziano nel 1920. Nel 1928 è unita alla Fonderia di Metalli Ramella (nata nel 1910) prendendo il nome di F.O.R. Fonderie Officine Riunite. Ritiratosi il Ramella la F.O.R. resta sotto la direzione del Graziano. Costruisce cimatrici e, dal 1940, carde per lana pettinata
Officine di Chiavazza 1906 o 1911 (Biella-Chiavazza)
O.C.T.I.R. 1911 (Biella), la Pettinatura Italiana di Vigliano cede la propria officina meccanica interna ad alcuni dipendenti che fondano la OCTIR Officine Costruzioni Tessili ed Impianti Riunite. Specializzata nella realizzazione di carde, con la chiusura dello Stabilimento Meccanico Biellese la OCTIR diventa l’officina meccanica più importante del Biellese e si afferma anche nella costruzione di macchinari diversi. Nel 1930 costruire per la prima volta selfacting, lavaggi per lana e le lisciatrici con asciugatori ad aria
Acquadro Eusebio 1912 (Biella-Chiavazza)
Acquadro Luigi 1912 (Biella-Pavignano)
Officine Grosso e Tribola 1912 (Sagliano Micca), specializzata nell’assemblaggio di binatrici (doubleuse) tipo Alsacienne, ritorcitrici e macchine per cappelli di feltro. Chiude nel 1963
Officine C.E.P. 1918 (Trivero-Ponzone), Ettore Cerrone di Ponzone inizia con le modifiche di macchine tessili e in seguito si specializza nella costruzione di orditoi e macchinari per la finitura dei tessuti. Con un gruppo di industriali lanieri rileva anche un’importante officina a Intra. Cessa l’attività nel 1960
Bonino Giovanni 1919 (Biella), specializzata nella costruzione di carde
Regis Guido 1919 (Valle Mosso), officina di costruzione macchinario tessile, filatura e maglieria; apparecchi per cimatrici, aspiratrici meccaniche, folloni, lavaggi, bobinatoi per tops, montacarichi, macchine bollitrici
Ronchetta e Nicolò 1921 (Sordevolo), costruisce strumenti meccanici di precisione, fusi e fusiere complete per selfacting, ring e ritorcitoi
Officine di Cavaglià 1922 (Cavaglià)
Zegna Alfredo 1926 (Valdengo), l’avvio dell’attività riguarda i pezzi di ricambio per pettinatrici, ma una decina di anni dopo si dedica alla costruzione della pettinatrice P.I.B. e della pettinatrice Hispano Suisa.
Officina Gaudino 1928 (Cossato),specializzata nella costruzione di pulegge, trasmissioni e pezzi di ricambio per macchine tessili. Durante la seconda guerra mondiale propone una cardina di piccole dimensioni adatta per la produzione di filati a livello familiare
Fratelli Bodega 1946 ca. (Biella), i fratelli Luigi e Napoleone Bodega aprono una piccola officina a Biella per riparare diversi tipi di macchinario. Costruiscono anche pettini a barretta poi propongono e brevettano un tipo di rullo di pressione per lo stiro nei filatoi, cedendolo poi alla Cognetex, ditta costruttrice di macchinario tessile di Imola.
A questa lista andrebbero aggiunte le officine specializzate nelle macchine per tintoria, nonché le ditte che storicamente si occupano della concia e della lavorazione del cuoio per ricavarne elementi fondamentali per il funzionamento delle macchine tessili (Chiorino, Magliola, Serralunga e Varale).