Tra il Frèjus, il Sesia e l’Isolato San Vincenzo
C’è una foto di Gelasio Boggio Bertinet bambino, tra gli altri giovanotti e ragazzini della cosiddetta “squadra degli Oriomossesi al Fréjus”, scattata nel 1865. Gelasio Boggio Bertinet aveva sette anni ed era già uno dei piccoli valìt di Oriomosso (Valle Cervo) impegnati nel cantiere del traforo del Frèjus.
Il 10 marzo 1934, a Torino, chiudeva la sua giornata terrena da grande impresario costruttore. La sua impresa esiste tuttora. Le condoglianze, accanto al necrologio apparso su “La Stampa”, arrivarono anche dalla S.A. Ferrovia Valsessera (di cui era vicepresidente) e dalla S. A. Isolato San Vincenzo (di cui sedeva nel consiglio di amministrazione). Quando, nel 1931-1933, il cospicuo ed elegante fabbricato, delimitato dalle vie Roma, Bertola, Viotti, e Monte di Pietà, fu riprogettato da Annibale Rigotti e dal sordevolese Ilario Sormano, a Gelasio Boggio Bertinet furono affidati i lavori. Era un incarico basato sull’esperienza e sulla fiducia, perché quello per l’Isolato San Vincenzo non era il primo cantiere che la Manifattura di Lane in Borgosesia assegnava al vallecervino. E neppure l’ultimo. In effetti, nel 1949, l’Impresa Gelasio Boggio si occuperà di ampliare il Teatro Sociale di Borgosesia per conto dell’azienda laniera. Il primo, invece, era stato quello del 1906 relativo a una particolare condotta idraulica.
Il 24 luglio 1906 in Borgosesia, fu sottoscritto un capitolato d’appalto che inizia con queste parole: «Spett. Impresa Gelasio Boggio, in aggiunta al contratto firmato in data d’oggi per la costruzione di strade e tombinature, la Manifattura Lane in Borgosesia anche a nome del Cotonificio Valsesia e della Tessitura Lenot affida all’Impresa Gelasio Boggio che accetta l’esecuzione dei lavori occorrenti per la conduttura d’acqua forzata della lunghezza di circa m. 1400, dalla Stazione Idroelettrica N° 1 all’ingresso dei due stabilimenti “Cotonificio Valsesia e Tessitura Lenot”». In calce le firme di Ezio Panizzardi, Louis Lenot, Giovanni Sutermeister, tutti “uomini dei Magni”, a rappresentare le tre ditte interessate e, naturalmente, Gelasio Boggio Bertinet.
Si trattava di portare due moduli d’acqua (200 litri al minuto secondo) da prelevarsi dalla camera di carico della centralina idroelettrica posta a monte dell’abitato di Borgosesia, lungo la grande roggia di proveniente da Quarona per alimentare i due opifici dirimpettai sull’attuale via XXV Aprile (al posto del blocco ovest del Cotonificio Valsesia è sorta l’Ipercoop). Il condotto, dopo aver sfiorato l’oratorio di San Bernardo, appena oltre le due suddette fabbriche, in corrispondenza dell’incrocio, sarebbe stato piegato ad angolo retto seguendo la via Generale Cantore poi ancora per adattarsi a via Mombarone e, da quest’ultima, entrare nello stabilimento della Manifattura di Lane in Borgosesia, dopodiché, la “restituzione” al Sesia. Il progetto fu elaborato dall’ingegner Vittorio Catella (originario di Camandona, progettista di fiducia dei Magni, poi ideatore anche del convitto per le operaie dell’azienda, morirà nel 1943) in data 24 maggio 1906 e approvato dal Genio Civile poco dopo. Una precedente ipotesi progettuale avrebbe previsto una differente derivazione iniziale, ovvero dal canale di Agnona, con un passaggio sul ponte di Agnona e un ultimo tratto fino al «nuovo stabilimento in regione S. Bernardo». La lunghezza della conduttura sarebbe stata identica, ma fu la successiva versione a convincere la Manifattura di Lane in Borgosesia.
Qual era il “nuovo stabilimento” che necessitava di quell’approvvigionamento idrico? Dai disegni dell’ingegner Catella si direbbero entrambi, quello del cotonificio e quello della tessitura, in costruzione o appena costruiti in quel periodo. La quantità d’acqua e il fatto che fosse “forzata” lascia supporre che se ne volesse fare un uso idroelettrico e/o “meccanico”, ma nelle carte d’archivio non sono evidenziate le effettive finalità di quelle opere.
Tuttavia, appare chiaro il crescente bisogno di disponibilità idrauliche da parte delle industrie già avviate come di quelle di più recente impianto. Pochi anni dopo l’intervento dell’Impresa Gelasio Boggio, la portata del Sesia si sarebbe dimostrata insufficiente per generare la forza motrice (elettrica e non) necessaria per mantenere in esercizio le manifatture valsesiane in generale. L’elettricità, così come accadeva nel Biellese, sarebbe stata importata dalla Valle d’Aosta o dall’Ossola. Ma l’acqua non cessò di essere un elemento fondamentale per la produzione industriale, specialmente quella tessile, ragion per cui i sistemi di diramazione idrica come quello del 1906 rimasero e rimangono infrastrutture di primaria importanza.