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Sullo sfruttamento della forza cinetica dell’acqua per azionare i telai, è proprio Quintino Sella che descrive l’immagine più incisiva ed efficace dell’importanza e del valore economico di questa risorsa che paragona ad una vera e propria miniera di carbone: “Certo l’esistenza della forza motrice nelle cadute dei torrenti che ci attorniano è una condizione sine qua non dello sviluppo dell’industria. Il Cervo che scorre ai piedi di questa città ha un volume di acque che nelle acque magre (non nelle magrissime e nelle siccità come quella che ci affligge oggi) ha una portata utilizzabile di 1200 a 1500 litri; ammessa quindi una portata totale mediamente utilizzabile lungo tutti i torrenti del Circondario di oltre 3000 per un’altezza di 300 metri, si giunge ad un lavoro disponibile perenne di 10.000 cavalli. Questo lavoro continuato per venti ore al giorno e durante 300 giorni all’anno corrisponde a quello che si avrebbe da 120,000 tonnellate di litantrace all’anno, vale a dire da uno strato di litantrace avente un metro di spessore ed un’estensione di 8,5 ettari. […] Voi potete quindi giudicare quale vasta miniera di litantrace rappresentino per noi le cadute d’acqua.” Interessante è anche la sua descrizione delle caratteristiche geologiche dell’alveo: “In altri luoghi invece la roccia pur conservandosi quarzosa, feldspatica e micacea, varia in un modo appena credibile a distanze anche brevissime. Troverete nella raccolta esposta nella sala della sezione geologica una curiosa e numerosa serie di esemplari tratti da un sol punto delle ultime falde di questo gneiss tagliate dal Cervo presso il lanificio Sella. Ivi come in molti altri siti la roccia ha un aspetto zonare proprio del gneiss, ma varia tanto da un punto all’altro, che ora la direste granito, ora protogine, ora gneiss, ora minetta.” (Q. Sella, Sulla costituzione geologica e sull’industria del Biellese, Biella 1864).