Fabbriche e fabbricati
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“Albergo di virtù era chiamato il filatoio che il santuario fece costruire lungo la sponda sinistra del Cervo tra Riva e Chiavazza. La sua costruzione entra in quelle opere di carità, che sempre contraddistinse la vita di Oropa, in quanto doveva dare lavoro a persone povere, senza escludere l’utile che ne poteva venire all’ente”. Così inizia il paragrafo dedicato dal compianto mons. Delmo Lebole [1] a quella realtà filantropico-imprenditoriale di connotazione tessile ormai dimenticata. Dopo alcune note storiche tratte dalla medesima fonte, sono qui elencati i documenti (fascicoli) relativi al filatoio conservati presso l’Archivio Storico del Santuario di Oropa. Dette carte, per lo più inedite, sono poco o per nulla note, anche perché l’inventario della sezione più antica dell’archivio (realizzato negli anni Cinquanta del Novecento dal rettore del Santuario di Oropa, mons. Luigi Maffeo) non è mai stato pubblicato né é disponibile attraverso Internet. Si tratta quindi di una “anticipazione” in attesa che il Santuario di Oropa possa effettivamente rendere fruibile on line tutto il suo cospicuo patrimonio inventariale riferito a un archivio esteso quantitativamente e cronologicamente, importante in sé e storiograficamente fondamentale per tutto il Biellese.
L’idea di allestire un opificio tessile nacque in un momento imprecisato del Seicento e rimase tale fino al 20 giugno 1683, quando mons. Giuseppe Antonio Bertodano [2] , membro del Consiglio di Amministrazione del Santuario di Oropa (che si riuniva quel giorno), fece verbalizzare che “si come già molti anni sono si fece da varij Cavaglieri divoti della Santissima Vergine d’Oropa, la propositione di fabricare in questa città un albergo a spese del Sacro Monte dal quale ne resulterebbe gran profitto al medesimo Sacro Monte oltre che si levarebbe molta gioventù di questa città dall’otio”, sarebbe stato opportuno concretizzare quella pia intenzione. Fu quindi dato incarico allo stesso abate Bertodano, al canonico Carlo Felice Marocchetti e al cavalier Giovanni Tommaso Gromo di ingaggiare i professionisti o gli esperti necessari per edificare il fabbricato e per dare inizio alla produzione.
Malgrado le buone intenzioni, l’avvio dei lavori non avvenne che nel 1695. La prima pietra dello “albergo di virtù in cui si mantenesse negotio di seta, lane, e tele” fu posata e benedetta solo il 6 giugno 1695. Una lapide, ancora visibile sulla facciata sud dello stabile che oggi accoglie la Fondazione Sella, tramanda l’evento segnalando la presenza alla cerimonia del rettore (come a dire sindaco) della Città di Biella, il nobile Nicolò Gromo conte di Ternengo. La scelta di costruire in quel punto fu fatta sulla base della disponibiltà del barone Mondella, titolare dei diritti d’acqua in quella zona (acqua derivata dal Cervo con cui dava moto ai suoi opifici: cartiera, “battitore, e ferraria”, nonché mulino). Il luogo era stato ritenuto favorevole anche da Antonio Castelli, un comasco specializzato nella lavorazione “industriale” della seta e, in quanto tale, affittuario del moderno filatoio della Venaria Reale.
Il capomastro pralunghino Giovanni Battista Negro, progettista di fiducia del Santuario di Oropa, si mise subito all’opera, ma furono necessari almeno cinque anni per concludere i lavori, anche se già alla metà del 1696 la fabbrica era già in funzione.
Nella primavera del 1700 il suddetto Castelli tornò a visitare l’impianto e ne lodò tanto la struttura quanto la capacità produttiva.
È interessante notare che, trattandosi a tutti gli effetti di una “estensione” del Santuario di Oropa (che si dimostrò un ottimo investitore), il filatoio doveva essere considerato un luogo pio. Ragion per cui fu fatto dipingere un affresco raffigurante la Vergine Bruna di Oropa dal pittore Prospero Placco e, soprattutto, fu ricavata una cappella dedicata a San Giobbe, la figura biblica sinonimo di pazienza di fronte alle avversità, ma anche santo patrono dei bachi da seta e, per traslato, dei setaioli.
La filanda era ancora attiva nel 1835 quando i fratelli Crolle e Maurizio Sella la acquistarono dal Santuario di Oropa per impiantarvi un lanificio (il Lanificio Maurizio Sella). Si deve specialmente a Maurizio Sella e ai suoi figli, Giuseppe Venanzio, imprenditore e pioniere della fotografia, e Quintino, il noto statista ed erudito, lo sviluppo dell’antico filatoio in uno dei lanifici più importanti del Biellese, del Regno di Sardegna e del “nascente” Regno d’Italia.
[1] Lebole Delmo, Storia della Chiesa Biellese. Il santuario di Oropa, vol. II, Biella 1998.
[2] Giuseppe Antonio Bertodano (1639-1700), nel 1695 era abate dell’abbazia di San Benigno Canavese. Fu creato vescovo di Vercelli nel 1697 e resse tale diocesi fino alla morte.