Fabbriche e fabbricati
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Pettinatura Italiana Limited
Da I villaggi operai Trossi e Rivetti. Un’analisi storico-architettonica, a cura di Cesare Piva, Vigliano 2000.
Le relazioni statistiche settecentesche dell’Intendenza della Provincia di Biella ci dicono che nella zona presa in esame non esistevano «martinetti, né telai da tela, né telai di stoffe di lana, né fornaletti per filar seta», ma che anzi tanto Chiavazza che Vigliano «erano buone Comunità della Provincia giacenti ai piedi d’una Collina in attinenza del Fiume Cervo» e sia l’una che l’altra «godevano del Beneficio dell’acqua che si deriva dal letto del Fiume» e «gli abitanti non hanno altra industria che quella dell’Agricoltura, la quale dà loro una sufficiente occupazione».
Tale situazione non mutò di molto fin verso la seconda metà del secolo successivo poiché, nonostante la lavorazione meccanica della lana fosse già in atto da alcuni decenni in varie zone del Biellese, dal ponte di Chiavazza a Cossato, sulla sinistra del Cervo, non era sorta alcuna fabbrica, ma l’intera zona era agricola.
[…]
Tale era la situazione allorché ebbero inizio le prime richieste d’insediamento di opifici sul territorio di Vigliano, insediamenti che causarono non pochi contrasti proprio per l’utilizzo dell’acqua. Infatti nel 1882 il Comune s’oppose subito alla costruzione del canale derivato dalla roggia intrapresa nel giugno dello stesso anno da Virginio Ferrua e ciò non solo a difesa dell’agricoltura, ma soprattutto perché intendeva utilizzare in proprio «il salto d’acqua per l’impianto di un opificio» che esso stesso intendeva costruire ma che tuttavia non fu mai realizzato. E questo perché il Ferrua trascinò la comunità dinanzi al tribunale ed ebbe causa vinta. Egli, dal 1882 al 1884, acquistò nelle località Campazza e Prati del Cervo diversi appezzamenti […].
Insieme con Agostino Agostinetti, su uno di quei terreni, il Ferrua costruì un opificio per il lavaggio, il carbonissaggio e la lavorazione di lane e loro residui, lo stesso che causò la lite con il Comune per la derivazione dell’acqua. A essi si associò Carlo Trossi e così, il 20 giugno 1882, nacque la Ditta Trossi e compagnia, quell’insediamento industriale risulta essere il primo nucleo su cui si svilupperà successivamente il grandioso complesso della Pettinatura Italiana. Tale società ebbe la durata di soli tre anni […]. Carlo Trossi continuerà da solo l’attività a Vigliano.
[…]
Al nascere degli opifici a Vigliano, le poche fabbriche che in Italia lavoravano lana pettinata erano sorte con annesso il reparto di pettinatura. Tuttavia in Inghilterra e in Francia esistevano già industrie in grado di fornire nastro pettinato: ciò unito al miglioramento dei mezzi di trasporto, favorì anche in Italia e nel Biellese l’approvvigionamento e lo sviluppo oltre confine di sole filature che utilizzavano tale tipo di lana. L’idea d’impiantare una pettinatura che evitasse d’importare nastro pettinato era balenata a Trossi fin dal momento in cui aveva iniziato l’attività a Vigliano. Egli tentò a più riprese di creare una società che iniziasse a pettinare per conto terzi, ma incontrò notevole resistenza da parte di filatori che non erano ancora preparati ad acquistare lane sucide.
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il 10 aprile 1905 a Londra veniva registrata all’ufficio di Somerset House la Società Anonima Pettinatura Italiana Limited, con sede in Bradford e stabilimento in Vigliano Biellese. […] A gestire lo stabilimento di Vigliano, quale rappresentante della società in Italia, fu designato Carlo Trossi. […]
La società ebbe inizio con l’atto di acquisto del 1 maggio 1905, rogato Ramella, delle proprietà pervenute a Clelia e Pietro Ferrua nel 1895 in seguito alla morte del padre Virginio. Tra questi beni, più di 30 giornate di terreni, era inserito anche il vecchio stabilimento Ferrua condotto allora da Trossi.
[…] la costruzione delle strutture non presentò difficoltà: costituì impresa più difficile l’installazione del macchinario, peraltro tutto straniero, e l’istruzione delle maestranze. Per lungo tempo a Vigliano furono presenti tecnici forestieri, in prevalenza inglesi, che provvidero a tale necessità. Alcuni alloggiarono nelle due case operaie costruite all’interno della fabbrica […]. Altri ancora in varie abitazioni acquisite dalla ditta in diverse località di Vigliano […].
Superate le difficoltà iniziali, la Pettinatura Italiana Limited si avviò a un costante sviluppo che richiese addirittura la modifica dello Statuto e l’aumento del capitale sociale […]. Nel frattempo, alla guida dell’azienda, Carlo Trossi associò il figlio Felice.
Erano anni drammatici: le nazioni del vecchio continente di predisponevano allo scontro che avrebbe mutato il preesistente equilibrio. Gli eventi resero saltuari e complessi i rapporti tra la sede di Bradford e lo stabilimento di Vigliano. Per contro lo sforzo della preparazione bellica richiedeva alle industrie un maggiore impegno produttivo. Trossi non si lasciò sfuggire tale occasione e mise al sua azienda in condizione di dare una congrua risposta alla situazione. La Pettinatura di Vigliano prese a lavorare a pieno regime, giorno e notte, riuscendo a produrre una quantità enorme di materiale secondo le richieste. Paradossalmente, ma come spesso avviene in questi casi, la guerra assicurò notevoli vantaggi all’azienda, ma fatalmente portò allo scioglimento del rapporto con i britannici. Infatti, con deliberazioni degli azionisti del 22 marzo e 6 aprile 1916, la Società Anonima Pettinatura Italiana Limited venne sciolta. […] Di fatto però fin dall’anno precedente, Carlo Trossi, prevedendo tale possibilità, aveva predisposto nuovi contatti per affrontare un riassetto societario. A tale proposito aveva preso accordi con la Ditta Giuseppe Rivetti & Figli per cautelarsi di fronte all’eventualità dello scioglimento della società, come infatti avvenne. […]
Carlo Trossi e la Ditta Giuseppe Rivetti & Figli, il 15 settembre 1916 diedero vita al complesso della Pettinatura Italiana che vediamo ancora oggi.
[…] Nello stesso tempo, si era alla fine guerra, un’altra circostanza influì ulteriormente sulla industrializzazione dell’area su cui operavano il Lanificio Mosca e la Pettinatura Italiana: la nascita, tra le due fabbriche, di un terzo grande opificio, la Filatura Rivetti.
Fra le tante conseguenze della disfatta dell’Impero austro-ungarico, ve ne fu una che favorì la Ditta Giuseppe Rivetti & Figli: l’occasione nel 1919 di acquistare il macchinario di una filatura austriaca.
Aldo Sola e Cesare Banfo