Il tessile biellese
- 1882: il Biellese tessile alla ricerca del suo mito
- I libretti di lavoro del Lanificio Trabaldo Pietro Togna
- Tessile e sport
- Patrimonio e paesaggio industriale dalla tutela allo sviluppo
- La lana e le lavorazioni artigianali della lana
- Lavoro minorile nell’industria biellese dal secondo Ottocento al fascismo
- Memorie della nostra terra
- Il paesaggio sonoro dell’industria
- Terra di telai: l’industria tessile nel Biellese
- Ieri, oggi, domani
- Il protagonismo femminile nel Biellese: filantropia, lavoro sociale e mutuo soccorso
- Il Biellese nell’Ottocento: dalle comunità rurali alla società di fabbrica
- La nascita della questione operaia nel Biellese e il grande sciopero del 1877
- Il Biellese e i sarti
Nel circondario di Biella l’industria tessile vive un momento di rapido sviluppo dopo la guerra in Crimea (1853-56), vengono aperte nuove fabbriche e la produzione in poco tempo triplica pur conservando in linea di massima un andamento fluttuante e stagionale[1]. Il mercato dunque, e di conseguenza la produzione, non avevano ancora raggiunto un trend stabile ed erano al contrario molto dipendenti dalla fluttuazione dei prezzi e dalle congiunture economiche fortemente altalenanti. Questa discontinuità si ripercuoteva necessariamente anche sul mondo del lavoro; gli operai pagati alla giornata erano esposti a periodi di fervente impiego intervallati da fasi di stagnamento e di disoccupazione, che rendevano centrale il mantenimento di tutte quelle attività compensative, in gran parte agricole, che garantivano la sussistenza. Tali strategie, imprescindibili per i lavoratori, costituivano invece un problema per gli imprenditori lanieri che nei periodi di espansione del mercato, spesso coincidenti con la stagionalità agricola, si trovavano nel bisogno di una manodopera a tempo pieno, che tendeva invece ad assentarsi dall’opificio uno o due giorni a settimana per occuparsi dei propri affari e dei campi[2]. Di fronte alle pressanti richieste dei fabbricanti e al periodo di crescita economica avviatosi nei ferventi anni preunitari, gli operai delle manifatture biellesi iniziarono a presentare i primi segni di malcontento e le prime rivendicazioni; infatti, nel giro di circa un ventennio, con buon anticipo rispetto al resto della penisola, le problematiche e gli scontri interni al comparto tessile si erano strutturati, e si configuravano ormai come un’articolata questione sociale.
[1] Nel corso degli anni ‘50 maturano le condizioni che determinano l’accentramento nelle manifatture dei lavoratori che prima operavano al telaio domestico. Durante il decennio preunitario in particolare si evidenzia la crisi della tessitura familiare e la drastica spinta accentratrice da parte degli imprenditori lanieri verso la rinuncia del lavoro su commissione affidato ai lavoranti a domicilio, in favore di un sempre più strutturato inquadramento in fabbrica. Questo cambiamento epocale traeva origine dalla necessità di rendere più lineare e rigoroso il ciclo produttivo, tramite l’acquisto di telai propri e lo spostamento dell’attività di tessitura nei saloni degli opifici; erano queste le conseguenze principali delle nuove politiche liberiste di Cavour, che avevano aperto l’industria tessile alla competizione del mercato e avevano allo stesso tempo offerto importanti opportunità di espansione. Vedi F. Ramella, Terra e telai, Sistemi di parentela e manifattura nel biellese dell’Ottocento, Torino, Einaudi, 1984, p. 124.
[2] La crescente impossibilità di coniugare ciclo agricolo e ciclo industriale costituiva una delle materie principali di scontro e tensioni; le due fasi produttive infatti si opponevano, aumentando nei mesi estivi e rimanendo latenti in quelli invernali. Con l’aumentare delle commesse e della congiuntura favorevole per il tessile, cresceva di pari passo la necessità di produrre e la richiesta di più ore di lavoro, il che lasciava sempre meno tempo per le attività di corredo ancora essenziali per la sussistenza dei lavoratori tessili. Vedi F. Ramella, op. cit., p. 133.
Le prime rivendicazioni: l’approvazione del Regolamento di fabbrica Mancini
Lo sciopero del 1877. Tessitori e “beduini”
L’intervento della Commissione parlamentare sugli scioperi del 1878
La mobilitazione dei tessitori e le responsabilità dello sciopero
Una svolta nel rapporto lavoro-impresa per il tessile biellese