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“(…) era una donna dall’età indefinibile era elegante e raffinata ma, allo stesso tempo, molto semplice”.
10 luglio 2014 – Giulia Poma nacque a Torino il 25 maggio 1897 da Cipriano Poma e da Pia Bruno Tureano. La sua vita si svolse tra il capoluogo piemontese e Biella, con un’importante parentesi a Firenze, dove condusse gli studi all’Istituto Statale della SS. Annunziata. L’istituto, meglio noto come il “Poggio Imperiale”, era uno dei più antichi ed esclusivi d’Italia: fu fondato agli inizi dell’Ottocento da Gino Capponi, il quale convinse il Granduca di Toscana della necessità di sottrarre le ragazze agli insegnamenti di scuole e monache, considerati arretrati. All’istituto, Giulia si appassionò alle arti, alla musica e in particolare alla letteratura. Quegli anni furono anche l’occasione per Giulia per stringere amicizia con Margherita Tamagno, figlia del celebre tenore torinese Francesco Tamagno, personaggio di fama internazionale.
Tornata da Firenze, Giulia si stabilì con la madre a Torino, per poi ritornare a maggior sicurezza e tranquillità a Biella, con cui creò (in particolare con il Piazzo) un legame saldo e affettuoso. La vita di Giulia fu da sempre legata alle sorti dell’industria tessile in possesso della sua famiglia. Il primo Cotonificio Poma fu fondato nel 1863 a Miagliano. Seguì la fondazione di altre tre fabbriche a Occhieppo Inferiore, Biella e Sagliano Micca. In quegli anni alcuni telai per la tessitura del cotone vennero trasportati al Piazzo: ecco, dunque, l’origine della connessione affettiva tra Giulia e il Piazzo. Il Cotonificio era uno dei più importanti d’Italia, con oltre 4000 operai; dopo la prima guerra mondiale esso risentì degli effetti della crisi nel settore, dovuta alle difficoltà di esportazione dei manufatti e conseguentemente da problemi di sovrapproduzione. La produzione diminuì progressivamente, fino a che nel 1930 chiuse lo stabilimento di Biella e nel 1958 chiuse anche quello di Miagliano. La chiusura degli stabilimenti rimase impressa tra i ricordi di Giulia Poma, che da questo momento in avanti dovette, insieme alla sua famiglia, vivere in ristrettezza economica.
Dai racconti dell’amica Bice Mosca, Giulia “era una donna dall’età indefinibile (…) era elegante e raffinata ma, allo stesso tempo, molto semplice”. Bice ricorda le sue mani: “erano tremende, rovinate dalla sua passione per il giardinaggio”. Emerge il quadro di una donna rispettosa delle regole sociali ma controcorrente allo stesso tempo: un’aristocratica dal cuore semplice, amante delle piccole cose, come il giardino e la sua casa al Piazzo, ma che non perdeva tempo nelle pulizie della stessa (“Vorrai mica che io perda il mio tempo a levare la polvere?” rispondeva a chi le faceva notare alcune sbavature nella gestione della casa). Era anche una donna di fede: aveva l’usanza di spalancare la finestra della sua camera con vista Biella, prendere una boccata d’aria e ringraziare il Signore per ogni giorno che iniziava. Era anche devota alla Madonna Nera di Oropa, “la cui immagine regnava ovunque, su mobili e pareti”, racconta Franco Poma.
Il suo credo in Dio si abbinava però alla sua propensione alla battuta e all’autoironia, tanto da non farla cadere mai nel bigottismo.
Giulia amava le conversazioni, soprattutto su argomenti legati alla letteratura e alla musica, di cui era appassionata. Amava Wagner: aveva frequentato numerosi teatri e stretto moltissime amicizie in quell’ambiente, anche con Eleonora Duse. In compagnia delle sue amiche assisteva alle stagioni concertistiche a La Scala di Milano, il Regio di Torino e il Viotti di Vercelli.
Il suo interesse principale rimaneva la letteratura: in particolare, la poesia. Cominciò a scrivere sin da quando era adolescente, e scriveva ovunque le capitasse: sul retro di vecchi calendari come sulle pareti di casa. I quaderni in cui scriveva avevano l’aspetto di collages, in cui rivisitava i suoi componimenti e arricchiva le pagine con incollature di articoli, citazioni, fotografie e disegni.
Riguardo alla sua morte, avvenuta il 16 giugno 1989, Franco Poma racconta: “la teatralità della vita di zia Giulia si manifestò anche nel momento della sua morte, che è avvenuta nel suo giardino mentre, in camicia da notte, raccoglieva delle fragole: se avesse potuto scriverla, l’avrebbe proprio descritta così”.
La vegetale del piazzo
Idi di Marzo
Muore l’inverno e nello sfarzo
Allietante di primavera
Sogna e rifiorisce la Natura
Nuovissima tutto. Leggera
Materna cura
ho per ogni gemma e fragranza:
ma più, è in te, umana sostanza,
che penetra mirabilmente
con questo…male;
e gli consente,
sottile e greve,
d’avvolger lieve
l’anima tua vegetale.
15 marzo 1944
La perla
I respiri del mondo
Lineari d’orizzonte,
dei secoli l’impronte
rutilanti solcano!
O mare, mare, mare!
Nelle mobilità sue
circoscritte, circonda
tormentoso; e l’immote
spiagge ondula o percuote
con rituale obbedienza:
o mare, mare, mare!
Al fondo, quasi incerta,
se un’ostrica che scabra
s’arroccia oppure si fissa,
poi nautica s’abbissa
che par senza nocchiero;
ma dentro, salsodolce
trepidamente azzurro,
della perla c’è il cuore,
sì come in quel trepore
sta l’acme del pensiero
d’un anima socchiusa.
1947
La ballata del cuore (per adulti)
Stillando a goccia,
c’insegna la vita
con l’ironia d’una doccia
gelata
la scanzonata
e divertita
parola: “convenienza”.
“Io ho quel che ho donato”
dice un poeta…
e non ha sbagliato!
La mistica essenza
di poter dare
per la gioia completa
del…donare…
ci è vietata. Non hai
capito
o mio cuore? su questa terra
quel che dai
ti è restituito
quindi conviene
per campar e darmi pace
tu mi preceda sotterra.
Sulla lapide ci scrivo
QUI GIACE
UN ULTRASONICO E REMISSIVO
CUOR, CHE NON VOLENDO
ESSER SOPRAFFATTO O SCOPERTO,
TUTTO RIAVENDO
QUEL CHE AVEVA OFFERTO
-PER LASCIARMI VIVER BENE
ANCORA- MORI’ CONTENTO
DI MALINCONICO
SOFFOCAMENTO.
1945
Chi sono?
Nessuno sa da quando nasce
L’Essere di se stesso, poiché
Chi in fasce
L’ha sorriso, è
Col tempo, morto.
Dall’esistere d’allora
-ebbro slancio, accorto
indulgiare,
difettuccio sornione
ed inutile,
impronte di vizio
astute,
malanni in embrione-
ebbe inizio
la vecchiaia di ora.
Nelle volute
Dell’avvenire
Del presente del passato
Mi cerco e non trovo
chi sono. Ma futile
ed errato
forse, nelle spire
del rovo
rintracciare.
22 gennaio 1972
Fonte:
“Qui giace un remissivo e ultrasonico cuor. Poesie e scritti inediti”
Autore: Giulia Poma
A cura di F. Loro
Link al film documentario Tristi, crudeli, cocciute parole – un ricordo di Giulia Poma, prodotto da VideoAstolfoSullaLuna; https://vimeo.com/298282573